sabato 27 ottobre 2007

Mastellator

(foto di Lorenzo N.)


Tra di noi da circa trent'anni si aggira un essere implacabile, indistruttibile, inarrestabile, non umano: Mastellator. Chiunque tenti di fermarlo viene irrimediabilmente eliminato. La sua ultima vittima si chiama Luigi de Magistris ma non è la prima e non sarà l'ultima. Questa macchina spietata ha già fatto fuori diverse coalizioni, alcuni governi e molte proposte di legge che avrebbero aiutato ad ammodernare il paese ma che avrebbero danneggiato lui stesso. E state sicuri che non si fermerà qui. La sua prossima missione consiste nel "mastellare" il suo acerrimo nemico Antonio di Pietro, mastellare il pieno esercizio della libertà attraverso la stampa ed internet e, dulcis in fundo, mastellare l'unica arma che ancora ci resta per liberarci definitivamente di lui: la riforma della legge elettorale.
Chi riuscirà mai a fermare Mastellator ???

P.S. Finalmente il Ceppalonico ha scritto un nuovo post nel suo blog lamentandosi della mancata solidarietà (sic!) nei confronti della redazione del Campanile, giornale che paghiamo tutti noi con le nostre tasse e che leggono solo coloro che lo scrivono.
Se volete potete esprimere la vostra solidarietà a questa gloriosa testata scrivendo al direttore Paolo Festuccia, oppure potete lasciare un commento qui e glielo recapiteremo noi. In ogni caso ecco la sua email: p.festuccia@ilcampanilenuovo.it


19 commenti:

Anonimo ha detto...

l'ispezione è stata interrotta. Non ho trovato in giro le motivazioni. Solidarietà di sti cazzi! Poi proprio lui si lamenta dell'uguaglianza dei giornalisti: quando venne assunto a sun di calci in culo democristiani fecero uno sciopero di tre giorni...

Anonimo ha detto...

"il campanile" è carta da camino.per non dire carta da ....

Anonimo ha detto...

e un giorno siam fascisti, quello dopo populisti, poi ancora comunisti con una punta da nazisti...per finire con terroristi e/o pusillanimi...
'A MASTELLA, QUANDO TI ACCORGERAI CHE SIAMO 'SOLO' DAVVERO INCA€€ATI COME BESTIE PROBABILMENTE SARAI GIA' INTRO AR GABBIO CHE TE MERITI!

AvvocatoDelDiavolo ha detto...

da lasteccanelcoro.blogspot.com

Dopo essere stato incolpato e quindi vicino al procedimento innanzi al CSM, continuano i "guai" per il neoindagato Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro.Un proluvio (circa 30!) esposti contro il magistrato sono pervenuti presso la scrivania della Dott.ssa Gabriella Nuzzi, PM a Salerno.Oltre al procedimento innanzi al CSM ,adesso il Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro è anche iscritto nel registro degli indagati presso la città campana.Alcuni esposti sono stati presentati addirittura dal Suo ex capo a Catanzaro, Lombardi, altri da cittadini indagati.Secondo "Libero", oltre che per abuso d'ufficio, il Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro potrebbe essere anche indagato financo per calunnia.Persino alla Procura Generale della Cassazione sono arrivate decine di esposti contro il PM catanzarese.Dopo l'ANM, ecc.ma associazione di categoria della magistratura, che prende le distanze dal Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro, ieri anche l'ex magistrato Violante ha dichiarato alla puntata di "in 1/2 ora" ,condotta da Lucia Annunziata, che "non bisogna cercare come magistrati il consenso della gente, ma agire solo secondo la legge".Si dirà:ma almeno il suo nuovo capo a Catanzaro ,Enzo Iannelli, sarà stato solidale con il Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro? No, tutt'altro.Ecco le sue parole:"Il mio modello di magistrato è quello che parla con i provvedimenti e non con i proclami.Un magistrato che non cerca l'appoggio della piazza, ma che ha come unico riferimento il rispetto assoluto della legge".Non sembra, a prima vista, un identikit del Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro.Non concordiamo solo su una cosa con il neoprocuratore capo di Catanzaro.L'indagato Dott. De Magistris Luigi da Catanzaro il consenso può averlo anche cercato, ma visti i risultati (esposti e prese di distanza da tutte le parti) non l'ha proprio trovato.A meno che "consenso" significhi "non indifferenza".In quel caso effettivamente già ,sia il CSM, sia qualche Procura si stanno occupando del Suo lavoro.....

Diadorim Riobaldo ha detto...

Avvocato, mi sembra che tu stia abusando della nostra pazienza. Questo è lo spazio riservato ai commenti, non ai post di altri blog.
Se hai delle riflessioni da esprimere bene, altrimenti usa il tuo di blog e non tediarci. Chi è interessato a leggere quello che hai da dire andrà direttamente al tuo sito. Se la cosa dovesse ripetersi sarai censurato.

Anonimo ha detto...

ca..o (per non essere volgare) riobaldo ... adesso minacci di censura chi posta commenti difformi dalle tue opinioni! Dai che è una stro..ata (per non essere volgare) che vuoi censurarlo perchè ha copiato e incollato un post dal SUO blog (e quindi un SUO commento ORIGINALE)!
Non è che la notorietà ti ha dato alla testa e adesso comincerai a censurare come il buon vecchio mastellik?
Ti ricordi perchè sono nati i blog clone di mastella o no?
Fai attenzione, si fa presto a diventare intolleranti!
PS ho accuratamente evitato le parole volgari, così non hai scuse per censurarmi (come hai già fatto con altri miei post!)

Anonimo ha detto...

riobaldo, calmo.. non c'è da prendersela, tanto meno minacciare la censura! ma scherziamo??

Anonimo ha detto...

BASTA CON LA VIOLENZA SUGLI ANIMALI

visitate:

www.blogsboc.blogspot.com

Anonimo ha detto...

...e lasciate in pece mastella!

Anonimo ha detto...

Sogni separati, letti separati?

Mastella è un cretino che per hobby fa il politico arraffone e per hobby il testimone di nozze...

Anonimo ha detto...

RETTIFICA

Mastella è un cretino che per lavoro fa il politico arraffone e per hobby il testimone di nozze..

Anonimo ha detto...

Il superclan dei calabresi
Un comitato d’affari politico-affaristico gestisce gli appalti in Calabria e pilota i finanziamenti dello Stato e dell’Unione europea. Nella depurazione delle acque, negli aiuti alle aziende, nell’informatica, nella sanità... Un magistrato, Luigi De Magistris, lo mette sotto accusa. Il suo capo gli toglie l’indagine. E adesso?
Il thriller giudiziario del momento è ancora aperto a tutti i finali, compresi quelli più drammatici. Il protagonista (l’investigatore) è un giovane magistrato a cui il capo ha strappato l’inchiesta. La location (inconsueta) è Catanzaro, arroccata su tre colli da cui si vede il mare, anzi due. Gli ingredienti (i soliti) sono i soldi, la politica, il potere. Ma declinati in modo inedito: borsoni di denaro nascosto sotto le camicie, una banca compiacente di Milano, importanti politici di Roma, grossi finanziamenti da Bruxelles, appalti truccati, una girandola di società, ripetute fughe di notizie, magistrati infedeli, un alto ufficiale della Guardia di finanza, odore di servizi segreti, grembiulini massonici e tante, tante telefonate (intercettate).
L’ultimo atto del thriller (finora) è una secca esclusione: il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, ha tolto l’inchiesta a Luigi De Magistris, il giovane sostituto procuratore che da anni indaga sui malaffari calabresi: le sue inchieste sono arrivate a lambire un importante politico di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, amico di Lombardi. Ma hanno coinvolto anche il figlio della compagna del procuratore Lombardi. Anzi: lo stesso procuratore è sospettato di essere lui, proprio lui, quello che ha spifferato agli amici che erano sotto indagine.
Ma per non perdersi in questa storia da vertigini, bisogna partire dal mare. Anzi, dai due mari (lo Jonio e il Tirreno) che si vedono, nelle giornate particolarmente serene, dalla via Madonna dei cieli di Catanzaro.
Poseidone piange. Luigi De Magistris era di turno in procura, nell’estate 2004. Avrebbe preferito andare al mare. Gli atterrano sulla scrivania alcuni esposti: proteste di turisti che si lamentano del mare (anzi, dei mari) della Calabria. Curioso: nella regione si spendono un mucchio di soldi per i depuratori, più di 800 milioni di euro negli ultimi dieci anni; addirittura dal 1997 c’è un commissario straordinario per l’emergenza ambientale; eppure le acque continuano a essere sporche e pericolose per la salute di chi si tuffa dalle coste calabresi, tanto che il presidente della Regione, Agazio Loiero, ha dovuto perfino scusarsi con i turisti, peraltro diminuiti non poco negli ultimi anni. De Magistris comincia diligentemente la sua indagine. È giovane, pieno d’illusioni. Non immagina neppure lontanamente in che guaio si sta cacciando.
All’inizio del 2005 perfino la Corte dei conti, sezione di Catanzaro, evidenzia nella sua relazione le irregolarità nella gestione dei soldi pubblici impiegati per i depuratori. Appalti allegri, collaudi mai fatti. De Magistris indaga. Il ragazzo non guarda in faccia nessuno. L’inchiesta viene chiamata Poseidone, come il dio greco dei flutti. A maggio del 2005 avvengono i fatti salienti del nostro thriller. Quelli che bisogna sapere per capire ciò che è successo oggi.
Mercoledì 4 maggio. A Milano si muove Roberto Mercuri. Gira per il centro. Viaggio d’affari e di piacere. Chi è Roberto Mercuri? È un giovane imprenditore calabrese, ha 35 anni, è ricco di ottimi rapporti con la politica. Ha messo le mani su una seria azienda milanese di progettazione che si chiama Pianimpianti, strappandola ai vecchi manager, ingegneri appassionati del loro lavoro che hanno però dovuto cedere davanti al ragazzotto rampante che promette di portare commesse e appalti. La Pianimpianti è oggi al centro delle indagini di De Magistris per i depuratori calabresi.
Quel mercoledì 4 maggio 2005, Roberto Mercuri, amministratore delegato della Pianimpianti, ha una serie di concitate conversazioni telefoniche. Parla con il fratello, Cesare, che vive a Milano. Parla più volte con Nicola Cinelli, amico e compagno d’affari. Parla con Vittorio De Stasio, dirigente della Banca popolare di Brescia. Parla con Giuseppe Galati, politico dell’Udc e allora membro del governo Berlusconi come sottosegretario all’Industria. Parla più volte con Franco Bonferroni, vecchio democristiano diventato senatore dell’Udc. Parla con Annunziato Scordo, commercialista di Giuseppe Chiaravalloti (fino all’aprile 2005 presidente della Regione Calabria) e marito di Giovanna Raffaelli, segretaria e ombra di Chiaravalloti.
In realtà, i contatti tra Mercuri, Galati, Cinelli, Scordo, De Stasio e gli altri quel giorno sono continui, una pallina da flipper che gira e non si ferma mai. Mercuri, Bonferroni, Scordo sono tutti coinvolti nella Pianimpianti.
Due giorni dopo, venerdì 6 maggio. Roberto Mercuri torna a Milano e va dal suo amico De Stasio della Banca popolare di Brescia, nell’agenzia di via Verdi, a un passo dalla Scala. Lì lui e il suo gruppo hanno fatto molte operazioni finanziarie. Quel giorno si limita ad affittare una cassetta di sicurezza, che subito riempie. Poi vedremo quanto.
Martedì 10 maggio. Luigi De Magistris, come suo dovere, informa il procuratore che sta per eseguire perquisizioni a carico di una dozzina di personaggi eccellenti, tra cui l’ex presidente Chiaravalloti, l’ex assessore regionale all’Ambiente Antonio Basile e l’ex direttore generale all’Ambiente, prefetto Giuseppe Mazzitello. Le elezioni regionali si sono già tenute e non c’è più il pericolo di condizionare l’esito elettorale. Nell’aprile 2005 ha vinto Agazio Loiero (centrosinistra), che ha preso il posto di Chiaravalloti (Forza Italia).
Sei giorni dopo, lunedì 16 maggio. I carabinieri fanno le perquisizioni a sorpresa. Non trovano nulla di utile alle indagini. Tranne che a casa di Giovanbattista Papello, che in quel momento è in viaggio negli Stati Uniti. Papello è un uomo di An, molto vicino al viceministro Ugo Martinat. È stato consigliere d’amministrazione dell’Anas e responsabile unico per l’emergenza ambientale in Calabria.
Nella sua abitazione romana gli uomini mandati da De Magistris scoprono un mucchio di roba interessante: oggetti di valore, i documenti di trasporto di una partita di diamanti e libretti d’assegni di molti conti italiani ed esteri, uno dei quali intestato al partito Alleanza nazionale; poi un grembiulino massonico e un biglietto da visita (con numeri di telefono riservati aggiunti a mano) del generale della Guardia di finanza Walter Cretella Lombardo, comandante del Secondo reparto, ossia il servizio segreto interno alla Guardia di finanza; infine alcuni dossier spionistici, con intercettazioni telefoniche illegali di conversazioni avvenute nel novembre 2004 tra il presidente dell’Anas Vincenzo Pozzi e il segretario dei Ds Piero Fassino.
Il giorno dopo, martedì 17 maggio. Un uomo si presenta alla sede di via Verdi della Banca popolare di Brescia. Chiede di accedere a una cassetta di sicurezza. La svuota. Stranamente, quella mattina la telecamera della banca non funziona. Ma oggi sappiamo che quell’uomo è Cesare Mercuri, fratello dell’amministratore delegato della Pianimpianti.
Sera di martedì 17 maggio. Due uomini salgono su un treno che parte dalla stazione Centrale di Milano. La loro destinazione è il Lussemburgo. Alla frontiera, sul treno salgono i militi della Guardia di finanza di Domodossola. Chiedono i documenti ai due uomini: sono Cesare Mercuri (fratello di Roberto Mercuri, quello che ha conquistato la Pianimpianti e ne è l’amministratore delegato) e Giuseppe Mercuri, padre di Cesare e Roberto.
Giuseppe Mercuri esibisce ai finanzieri un documento che dovrebbe farli mettere sull’attenti: il tesserino da Primo dirigente delle dogane. Ma i militi non sembrano impressionarsi: fanno una diligente perquisizione dei bagagli e in un borsone trovano, sotto camicie e magliette, una montagna di biglietti da 500 euro, per un totale di 3 milioni e 354 mila euro. Sono i soldi depositati nella cassetta di sicurezza della banca di via Verdi il 6 maggio da Roberto Mercuri e prelevati il 17 maggio dal fratello Cesare. Sequestrati.
A questo punto si aprono due gialli. Il primo: come mai le perquisizioni ordinate da De Magistris sono state inutili (tranne l’eccezione di Papello)? Il secondo: come mai la Guardia di finanza è andata a colpo sicuro a fermare i due Mercuri, padre e figlio?
La risposta ufficiale è che sono incappati in una perquisizione casuale. De Magistris, in effetti, di quel fortunatissimo controllo alla frontiera non sa nulla. Lo verrà a sapere solo qualche settimana dopo, quando un periodico, Calabria Ora, pubblica un informatissimo articolo firmato da Paolo Pollichieni che non solo racconta dei soldi trovati nel borsone ai Mercuri, ma li mette anche in connessione con l’indagine di Catanzaro. Eppure non c’era, fino a quel momento, alcuna connessione.
Gli spifferi dell’inchiesta. Questa è una storia piena di spifferi. Le conversazioni concitate del 4 maggio 2005, secondo le ipotesi dell’accusa, sono spiegate dal fatto che al gruppo di Mercuri è arrivata la notizia che le indagini potrebbero arrivare fino a loro. Mercuri cerca di mettersi in salvo, mettendo il malloppo al sicuro in una banca del nord. Ma dopo il 10 l’agitazione si fa più acuta. Anche gli amici sono messi in allarme e infatti, quando il 16 maggio arrivano le perquisizioni, non viene trovato nulla, tranne che a casa di Papello, che era in America, o che non viene avvertito.
Dopo le perquisizioni, comunque, Roberto Mercuri capisce che è meglio portare i soldi all’estero. Convince a fare l’operazione il fratello Cesare, del tutto ignaro degli affari di Roberto. Ma qualche uccellino rovina tutto: manda la Guardia di finanza a bloccare il malloppo e poi fa in modo che De Magistris lo venga a sapere: forse per uno scontro di potere tra cordate in competizione tra loro.
Ci sono dei precedenti. Il gruppo di Mercuri è molto sfortunato alle frontiere. Il 24 novembre 2003 erano già stati fermati in auto al valico di Brogeda, vicino a Como, Roberto Mercuri e Nicolino Volpe, l’autista di Giuseppe Galati, sottosegretario alle Attività produttive del governo Berlusconi. Che cosa andavano a fare i due, in Svizzera? Il 21 gennaio 2005, sempre al valico di Brogeda, Nicolino Volpe era stato controllato mente rientrava dalla Svizzera insieme ad Annunziato Scordo, il commercialista di Chiaravalloti. Ma da dove viene tanta sfortuna alle dogane?
De Magistris non potrà più tentare di rispondere. Non potrà più cercare la soluzione di questi due gialli. Perché il 29 marzo 2007 il suo capo gli ha tolto l’indagine, accusandolo di gravi violazioni procedurali. Il procuratore Mariano Lombardi quel giorno ha deciso di astenersi egli stesso dall’inchiesta, in quanto amico di uno degli indagati, il senatore Pittelli, indagato anche per riciclaggio, dopo alcuni accessi in banche, in Italia e all’estero, dove l’esponente di Forza Italia è titolare di conti.
Chiaravalloti, dopo aver terminato la sua esperienza di presidente della Regione, è diventato vicepresidente dell’Ufficio del Garante per la privacy. Una sorte beffarda ora lo costringe a leggere sui brogliacci dei carabinieri le sue parole intercettate dai carabinieri. Non fa mai il nome di De Magistris. Lo chiama “lui”, “il poverino”, “il pagliaccio”. È sempre ben informato sulle mosse del magistrato e sulle scadenze giudiziarie: “Oggi scade per lui il termine per chiedere la proroga...”.
A volte si lascia andare: “Questa gliela facciamo pagare”. Oppure: “Lo dobbiamo ammazzare. No, gli facciamo cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana... Quello che voglio non sono i soldi!”. La segretaria, temendo di essere intercettata, cerca di frenare l’ex presidente: “Ma non dirlo neanche per scherzo, per carità di Dio! Mettiti nei panni di chi è costretto ad ascoltarci...”. E Chiaravalloti: “Poverino, è bene che sappia queste cose, la cosa bella è che abbiamo detto tutto alla luce del sole... Saprà con chi ha a che fare, mi auguro che qualcuno ascolti e glielo vada a riferire... Siamo così tanti ad avere subito l’azione che, quando esploderà la reazione, sarà adeguata!”.
Ma è Pittelli ad apparire l’uomo forte, quello che controlla più parti di una situazione complessa, fatta di alleanze sotterranee e di scontri intestini. Pittelli è amico del procuratore Lombardi, ma anche socio, nella Roma 9 srl, di Pierpaolo Greco, figlio della compagna di Lombardi.
Il comitato d’affari. Secondo l’accusa, in Calabria sarebbe all’opera da anni un comitato d’affari, una “cupola” degli appalti e dei finanziamenti europei. Quello dei depuratori è uno dei business, che ha già bruciato oltre 800 milioni di euro. In questo settore è centrale la Pianimpianti, con numero uno Roberto Mercuri e numero due Franco Bonferroni, vecchio democristiano passato all’Udc.
Bonferroni è il gemello politico di Lorenzo Cesa, attuale segretario del partito. E Cesa, secondo altre indagini di De Magistris, ha succhiato consistenti finanziamenti europei. Con il sistema del sostegno pubblico alle imprese calabresi. La sua Sbp optical disk, che avrebbe dovuto produrre dvd, ha incassato dall’Europa almeno 5 miliardi di lire, ma non ha mai prodotto neppure un bottone. Ma Cesa ha attirato fondi anche attraverso una società romana, la Global Media, che ha fatturato quasi 7 milioni di euro l’anno organizzando eventi per società pubbliche e molto disponibili come Anas, Enel, Finmeccanica, Lottomatica, Alitalia (anche la Pianimpianti degli amici Mercuri e Bonferroni ha versato alla società di Cesa ben 360 mila euro).
La Global Media ha ricevuto anche finanziamenti europei (s’ipotizza una cifra attorno ai 400 mila euro) per organizzare convegni e iniziative per gli italiani all’estero. I fondi passavano attraverso un’agenzia Onu (la Cif Oil), erano giustificati con fatture gonfiate e la differenza tra quanto ricevuto e quanto effettivamente speso veniva poi incamerata da Cesa, che la usava per sostenere l’Udc. A spiegare questo meccanismo ai magistrati romani (che ora lo stanno indagando per finanziamento illecito) è nientemeno che Francesco Campanella, uomo vicino a Bernardo Provenzano, grande riciclatore dei soldi di Cosa nostra e tra il 2003 e il 2005 associato al sistema truffaldino messo in piedi da Cesa.
Anche Campanella, in politica, era schierato con l’Udc e quando si sposò ebbe, come testimoni di nozze, Totò Cuffaro (oggi presidente della Regione Sicilia) e Clemente Mastella (oggi ministro della Giustizia). Poi i magistrati palermitani scoprirono il suo spessore mafioso. Ora, diventato collaboratore di giustizia, Campanella racconta tante vicende siciliane, ma anche la sua esperienza politica e manageriale a Roma, accanto a Lorenzo Cesa, oggi numero uno dell’Udc.
L’Olaf, l’agenzia antifrode dell’Unione europea, ha contestato un reato di frode comunitaria a Papello, Cesa e Fabio Schettini, già segretario dell’ex ministro di Forza Italia Franco Frattini, oggi commissario europeo.
Poi c’è il business dell’informatica. E qui tra i protagonisti c’è Enza Bruno Bossio, la moglie del leader Ds Nicola Adamo. Ricordate la storia di Adamo ed Eva? Nicola Adamo è il politico che dichiarò di essere il padre del figlio di Eva Catizone, sindaco di Cosenza, che nell’estate del 2004 aveva rilasciato un’intervista al Quotidiano di Calabria in cui diceva: “Sono incinta, ma non vi dico chi è il padre”. Adamo rispose, sempre a mezzo stampa: “Il padre sono io”. Il figlio ebbe il cognome del padre, ma la relazione tra Adamo ed Eva s’interruppe. I Ds a Cosenza fecero addirittura cadere la giunta Catizone. E i giornali ironizzarono su finanziamenti finiti “in un clic”. Clic è un consorzio bipartisan di aziende informatiche: presidente, la moglie di Adamo, ma nell’azionariato c’erano aziende della Compagnia delle Opere e due società della famiglia Abramo (Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, era il candidato che il centrodestra aveva contrapposto ad Agazio Loiero).
La moglie di Adamo, Enza Bruno Bossio, ha fama di essere un’esperta d’informatica; certo è la protagonista del Piano telematico regionale, un grande progetto per l’informatizzazione della Calabria in cui sono stati spesi fiumi di denaro pubblico. A giudicare dai robusti investimenti, la Calabria oggi dovrebbe essere l’area più informatizzata d’Europa. Invece, scrive De Magistris, il denaro pubblico è andato ad alimentare “un sistema di collusione criminale con distribuzione di ruoli tra imprenditori, professionisti e pubblici amministratori il cui fine, attraverso la costituzione di società o la partecipazione in società già costituite, era quello di percepire in modo illecito finanziamenti pubblici (nazionali, europei e regionali) per importi di diversi milioni di euro”. Il sistema è bipartisan. La sinistra si è sostituita alla destra, ma grandi differenze ancora non si sono viste.
Infine c’è la sanità. E i soldi da dirottare verso imprenditori amici e uomini di partito diventano un fiume. Che bagna il centrodestra come il centrosinistra. In questo settore le indagini di De Magistris finiscono per incrociare le denunce di Francesco Fortugno, il politico della Margherita ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri, davanti al seggio in cui si tenevano le primarie del centrosinistra. “Le mie interrogazioni urgenti”, scriveva Fortugno, “hanno come unico obiettivo quello di far rientrare l’Asl 9 di Locri nell’alveo della legalità”.
In quella azienda sanitaria esisteva un vero sistema di sprechi e favori: “Sono state buttate un mare di risorse per attribuire a persone scelte in modo scriteriato consulenze e contratti d’ogni tipo, quando il lavoro più appropriatamente avrebbe potuto essere svolto con maggiore profitto dai numerosi dipendenti ugualmente retribuiti dall’Asl”. De Magistris è convinto di trovare nelle segnalazioni di Fortugno anche i motivi della sua morte.
Tangenti, favori, appalti, forniture. Ma anche quote e partecipazioni societarie. Il “sistema Calabria” è un intreccio complesso. C’è la ’Ndrangheta, la più potente, ricca e violenta delle mafie italiane. E poi c’è un sistema pervasivo di potere fatto da un coacervo di nomi, organigrammi, società, consorzi, investimenti, appalti, professionisti, delibere. C’è un piccolo documento che lo spiega, lo sintetizza, lo rende comprensibile più di mille discorsi: è il libro soci della Tesi spa, azienda costituita per informatizzare la pubblica amministrazione. Vi si trova il nome di Giovanbattista Papello, An, insieme a quello di Fabio Schettini, intimo dell’ex ministro di Forza Italia Franco Frattini, e a quello di Giulio Grandinetti, segretario particolare del Ds Nicola Adamo, nonché commercialista e socio d’affari di sua moglie Enza Bruno Bossio. Eccolo, il “sistema Calabria”. Le larghe intese? Qui sono già cosa fatta.
Il sistema Calabria. Ora chi proseguirà le indagini strappate a De Magistris? Un magistrato di Catanzaro, il procuratore aggiunto Salvatore Murone, come vorrebbe il procuratore Lombardi? Oppure uno di Salerno, della procura competente per le indagini in cui sono coinvolti magistrati di Catanzaro? La procura di Salerno il 6 aprile ha deciso che non tratterrà l’intero fascicolo, ma indagherà solo sulle presunte fughe di notizie denunciate da De Magistris. Intanto il caso ha coinvolto il Csm, che ha chiamato a riferire i protagonisti del conflitto, il ministero della Giustizia, che ha inviato a Catanzaro i soliti ispettori ministeriali, e l’Associazione nazionale magistrati.
Le mailing list delle toghe si sono infiammate di interventi a sostegno di De Magistris. Qualcuno ha ricordato le parole con cui il giovane magistrato aveva chiuso un suo intervento nel 2005: “È chiaro che chi ha la schiena dritta non se la farà mai spezzare, né si farà mai intimidire da nessuno. Ma questo clima, per certi versi infernale, che va ad aggiungersi a una questione morale che mi pare non si voglia far emergere al nostro interno, condiziona il sereno operare della giustizia, mina la credibilità della magistratura, isola ancora di più tutti coloro che sono impegnati a dare un senso vero a questo lavoro, senza risparmiarsi, in questa terra, in questa bellissima e amata Calabria”.

Anonimo ha detto...

Egr. direttore de Il Campanile,
da tempo mi domando cosa servano tanti giornali, spesso con tirature limitate e regionali se non proprio feuduali, organi di partiti da zero virgola, utilizzati per diffamare l'avversario politico e tessere le lodi del politico di riferimento che ha la sola "qualità" di contribuire al malgoverno del paese oltre a quella di rubare fondi dalle tasse dei cittadini per sovvenzionare editoria che ha più la funzione da carta IGIENICA che quella della libera stampa.
Lovoglio domandare a Lei direttore, alla Sua imparzialità da giornalista e da manager che senso abbia ancora oggi, ventunesimo secoli, con Internet alla portata della quasi totalità dei cittadini(basterebbe LIBERALIZZARE la RETE e renderla COMPETITIVA economicamente)a cosa servono tante testate giornalistiche che si sono dimostrate FAZIOSE e troppe volte BUGIARDE nel raccontare i FATTI della nostra società. NON sarebbe meglio che i soldi SPESI per mantenerle in vita(artificiosa, roba da ACCANIMENTO TERAPEUTICO)venissero utilizzati per REALI bisogni primari del paese o per abbassare il così detto DIGITAL DIVIDE tra chi utilizza le tecnologie e chi ancora suona la CAMPANA del CAMPANILE a mano?!
Sò Lei essere una persona intelligente, ne parli con il sig. ministro Mastella di questo PROBLEMA che và oltre l'ETICA del giornalista. Con rispetto
Marco B.

Anonimo ha detto...

E' VERO LA MAFIA NON ESISTE. E' SEMPLICEMENTE UN TUTTUNO COL POTERE POLITICO-ECONOMICO. SEMPLICE NO? MASTELLA E' IL RISULTATO PIU' EVIDENTE DEL SISTEMA VOLUTO DA NOI ITALIANI, COL NOSTRO VOTO, DA CINQUANTANNI.
NON VOTERO' MAI PIU' QUESTO SISTEMA SCHIFOSO. MAI PIU' COMPLICE

Anonimo ha detto...

GIORNI CONTATI PER QUESTA COMICA CHIAMATA GIORNALISMO ITALIANO. V-DAY SULL'INFORMAZIONE IL 25 APRILE. CAMPANILE DEI MIEI COGLIONI, FARAI LA FINE DI GIUDA.

Anonimo ha detto...

clem HA DETTO CHE POTREBBE ANCHE DIMETTERSI SE RESUSCITA PAPA GIOVANNI XXIII

Anonimo ha detto...

a cePPAcolonico
tu dici:<< Capita anche in Germania e Francia, dove si cambiano ogni tanto i ministri, magari anche il titolare di Grazia e giustizia. Io non ho difficoltà».
forse dimentichi che negli stati che tu nomini i predetti ministri si sarebbero dimessi per il solo sospetto della notizia, di cui tu già risulti indagato e non solo ti permetti di offendere i cittadini onesti, proponendo il trasferimento del Giudice DE MAGISTRIS e che pensi di andare a dormire in un altro letto che accolga in modo migliore te, tua moglie e i tuo figli e qualcuno sarà un nuovo ministro del prossimo governo berlusconi

Anonimo ha detto...

Ragazzi abbasso mastella ma non innamoratevi dei PM

Anonimo ha detto...

ho un figlio,praticante avvocato abilitato al patrocinio,due master(informatica giuridica e diritto del lavoro),ancora...disoccupato.

Posso dire che e' piu'..scarognato ddel figlio dell'on.Mastella?

Solo questo.

Un saluto

IL PRIMO PARTITO DELLA STORIA CHE SUONA COME UN RUTTO: UDEUR !!!

IL PRIMO PARTITO DELLA STORIA CHE SUONA COME UN RUTTO: UDEUR !!!

ATTENZIONE: SOGGETTO PERICOLOSO !

ATTENZIONE: SOGGETTO PERICOLOSO !
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